Poiché
non è vero che il meglio deve ancora venire, quali argomenti
all'ordine del giorno non resta che lasciare le varie ed eventuali.
Ingeborg Bachmann
«
La gente si sente in dovere di leggere, e d'altra parte sanno già
tutto prima ancora di averlo letto. Anche tu stai leggendo come se
già non sapessi tutte quelle notizie sulle torture, identiche una
all'altra, tu le leggi e sai che è vero, inumano, che tutto questo
deve finire, e poi vorresti magari scattare ancora qualche
fotografia, perché centinaia di migliaia di persone possano
anch'esse vedere come si viene torturati. Sapere
dunque non basta!
[…]. Io dico soltanto che è già un segno di arroganza, di
degradazione e di abiezione mostrare a un uomo come soffrono altri
uomini. […]. Quindi fare una cosa simile perché uno posi per un
attimo la sua tazza di caffè e mormori: Oh, che cosa atroce! […].
No mia cara, non sono io che considero l'umanità fondamentalmente
malvagia, priva di ogni possibilità di capire le cose,
irrecuperabile insomma, sei tu che la consideri così, altrimenti non
penseresti che oltre un paio di comandamenti gli uomini abbiano
bisogno di reportages e “materiale duro” […]. Oh,
ma quale, quale ragione, se fino a oggi non l'hanno usata, a cosa è
servito mai tutto quello che è stato fatto in secoli e secoli per
ridurre l'umanità alla ragione.»
(I. Bachmann, Tre sentieri per il lago,
in, Id.,
trad. it. di A. Pandolfi, Adelphi, Milano 2012, V, pp. 164-165; corsivi miei).
Ingeborg Bachmann conversa con Paul Celan
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