lunedì 27 gennaio 2014

“Il latte nero”di Paul Celan. Per il 27 gennaio 2014

 
 
Paul Celan
 
Paul Celan è colui che fa poesia dopo Auschwitz (o dopo il 20 gennaio 1942, quando fu decisa la "soluzione finale"), cioè dopo lo scandalo insostenibile della storia (per cui l'uomo e Dio stesso hanno cessato di esistere), nonostante il divieto di Adorno. Ma questo divieto, secondo noi, è simbolicamente rivolto a Mallarmé per il quale la poesia deve avanzare come se nulla fosse accaduto, non certo a Celan per il quale, invece, “qualcosa accade” a interrompere una "conversazione" che si tiene in una bella stanza e che potrebbe andare avanti all'infinito (cfr. P. Celan, Il meridiano, Discorso in occasione del premio Büchner a Darmstadt, 22 ottobre 1960, trad. it. e introduzione di G. Bevilacqua, Einaudi, Torino 1993, p. 3).
 
Qualcosa accade... qualcosa di insopportabile e inesprimibile, ma che Celan ebbe la forza dolce e scandalosa di dire proprio nella "sua" lingua materna-assassina..."latte nero"... 
 
 

FUGA DI MORTE
(Todesfuge)
di Paul Celan

Nero latte dell'alba lo beviamo la sera
lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo di notte
beviamo e beviamo
scaviamo una tomba nell'aria là non si giace stretti

Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all'imbrunire in Germania i tuoi capelli d'oro Margarete
lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini
fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda ora suonate alla danza

Nero latte dell'alba ti beviamo la notte
ti beviamo al mattino e a mezzogiorno ti beviamo la sera
beviamo e beviamo

Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all'imbrunire in Germania i tuoi capelli d'oro Margarete
I tuoi capelli di cenere Sulamith scaviamo una tomba nell'aria là non si giace stretti

Lui grida vangate più a fondo il terreno e voi e voi cantate e suonate
impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza

Nero latte dell'alba ti beviamo la notte
ti beviamo a mezzogiorno e al mattino ti beviamo la sera
beviamo e beviamo
 
nella casa abita un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith lui gioca con i serpenti

Lui grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco
lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell'aria
e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti

Nero latte dell'alba ti beviamo la notte
ti beviamo a mezzogiorno la morte è un maestro tedesco
ti beviamo la sera e la mattina e beviamo e beviamo

la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro
ti colpisce con palla di piombo ti colpisce preciso
nella casa abita un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nell'aria
gioca con i serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco

i tuoi capelli d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith

(Tratto da Paul Celan, Poesie, traduzione di Giuseppe Bevilacqua, Mondadori, Milano, 1976.)
 
 








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