Poiché non è vero che il meglio deve ancora venire, non resta che lasciare le varie ed eventuali quale unico argomento all'ordine del giorno.
Greta Garbo interprete di "Anna Karenina"
2. Anna
Karenina o sul
valore del masochismo nella vita moderna.
Anna
Karenina è bella, è affascinante, è seducente, ma dentro di lei
abita, quale ospite il più inquietante, il tumore del
masochismo, un mostro che la divora, che le impedisce di godere della
sua grazia, della sua fortuna e che, infine, esige che paghi con la
vita ciò che la vita stessa
le ha donato. Al culmine del suo delirio autopunitivo Anna esclama:
«Liberarsi da quello che
inquieta […]. E perché non spegnere la candela quando non c'è
più nulla da guardare, quando fa schifo guardare tutto questo? […].
Tutto è bugia, tutto menzogna, tutto inganno, tutto malvagità...
[…]. Là, proprio nel mezzo [del treno, n.d.r.],
e lo punirò e mi libererò da tutti e da me stessa»
(Anna Karenina, trad.
it. di L. Ginzburg, Einaudi 1993, pp. 830-832 passim).
Questo luogo, in cui Tolstoj dipinge il senso della figura di Anna o
dell'Io moderno, è uno dei più profondi che sia dato trovare nella
letteratura. In esso si dice che la più grande persecuzione è
quella che infliggiamo a noi stessi. La più terribile delle scoperte
è che io sono il persecutore di me stesso,
un persecutore sadico e inflessibile da cui non ci si può liberare
che con la morte. Io sono il più temibile guardiano della mia
felicità, sono io che soprattutto e sopra tutti la ostacolo, la
limito, la intralcio in ogni modo possibile e immaginabile. Tolstoj
vide e narrò del masochismo come della
categoria essenziale attraverso cui
cogliere il senso dell'Io moderno.
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