Gailestis (Rimorso) - Aubrey Beardsley, 1895
I - Il Progetto dell'illuminismo e il suo orizzonte perduto
Sottolineiamo qui che non stiamo parlando del male assoluto, radicale, bensì stiamo semplicemente osservando che l'uomo non riesce ad amministrare le risorse di cui effettivamente dispone e che egli stesso ha organizzato: per cui ci chiediamo come sia stata possibile, ad esempio, una sciagura come quella della centrale nucleare giapponese di Fukushima in cui il bilancio tra vantaggi e perdite è andato palesemente a favore di queste ultime nonostante fossero evitabili in quanto l'uomo è definibile come un animale economico e razionale. Ma appunto per questo: come è stato possibile? Come lo è stato se è vero come è vero che l'uomo è libero di agire in quanto con la sua azione illuministica ha epurato completamente l'universo dai demoni che gli si imponevano come un destino imperscrutabile costringendolo ad agire contro il proprio interesse ad una “buona vita”? Sembra, infatti, che qui l'uomo abbia agito in modo tale da porsi quale demone di se stesso.
In questo senso oggi il compimento dell'illuminismo, con la realizzazione di un mondo emendato dalla superstizione che dà all'uomo un'assoluta libertà di agire e, nel contempo, con la perdita dei principi economici e razionali che ne hanno regolato per millenni il Progetto, appunto quello per cui l'uomo avrebbe sempre e comunque mirato a togliersi il male superfluo, si registra come perdita dei suoi orizzonti:
la nostra tesi è allora quella per cui oggi viviamo in un mondo che ha smarrito l'orizzonte originario dell'illuminismo. Ci troviamo così dinanzi al dato inquietante per cui l'illuminismo giunge alla sua negazione nel momento stesso in cui realizza il proprio Progetto. Tutto ciò è perturbante perché, se una volta si diceva che il compimento dell'illuminismo non si era realizzato a causa di un suo stravolgimento, oggi una simile affermazione non è più possibile in quanto l'essenza del Progetto consisteva nel legare la “buona vita” alla possibilità di agire liberamente in base alla propria volontà. Ebbene tale libertà di agire si è oggi realizzata in modo infinito. Nulla più ormai ostacola il Progetto: la volontà di agire oggi può volere infinitamente se stessa, cioè non è più sottoposta ad alcun vincolo, non incontra più alcun ostacolo, non è più soggetta ad alcuna regola naturale o trascendente: essa
impone ovunque infinitamente il proprio volere in modo autoreferenziale, cioè ammettendo quale unica misura il suo volere stesso. Questo modo dell'agire umano universale in quanto privo di qualsiasi vincolo ontologico si dice volontaristico e la sua posizione consolidata è quella del volontarismo il cui esito autodistruttivo dà infine luogo a quella condizione di desolazione universale che si definisce nichilismo.
Oreste perseguitato dalle Erinni - Bouguereau
II
– Il mistero del senso di un modo privo di fondazione
Il
punto di vista da cui muove il mio libro, intitolato “Orizzonti
perduti” appunto con riferimento allo smarrirsi di senso
dell'illuminismo, è filosofico-storico: esso è l'atteggiamento per
c i si cerca di interpretare come necessario (filosofico) il
carattere di un evento (la storia). In base a questa prospettiva il
nichilismo non può essere considerato un semplice errore di rotta o
una distorsione dell'illuminismo. Invece, secondo l'illuminismo
stesso si tratterebbe proprio di un errore che potrebbe venire
corretto semplicemente con una vasta e capillare opera di propaganda
educativa in base al principio razionalistico per cui il male è
ignoranza, come se il processo fosse nelle mani di individui
potenzialmente razionali che solo circostanze sociali ed economiche
disgraziate o solamente arretrate hanno reso svantaggiati o poco
avveduti nei confronti dei propri reali interessi, ma che si
potrebbero emancipare con un corso accelerato di autocoscienza
illuministica.
Invece,
secondo la nostra tesi, l'illuminismo ha compiuto il suo corso e,
appunto con tale compimento, ha tolto il proprio senso essenziale:
l'emancipazione.
Ma
se il valore dell'illuminismo si dissolve proprio col suo compimento,
vuol dire che l'uomo non controlla proprio il meglio: la struttura
stessa dell'essere, l'ontologia che disegna il mondo.
Vuol
dire che in realtà l'essere non in nostro potere, ma ci è dato e
che noi siamo gettati nel suo orizzonte di senso senza alcun
possibilità di intervento su di esso. Possiamo solo eseguirlo in
quanto è ciò che soprattutto ci è già dato.
Ma
qual è questo senso già dato? È quello della reificazione e
dell'autoreificazione per il quale tutto l'essere ha forma di ente,
ha forma di fatto, ha forma di merce. Questa presentazione del nostro
mondo è originaria ed è l'essenziale. Noi vediamo enti, crediamo a
fatti, produciamo e desideriamo merci. Questo agire teoretico,
gnoseologico, economico, morale, affettivo dà vita a un mondo la cui
struttura ontologica è, appunto, effetto di tale nostro particolare
processo di astrazione e, nel contempo, è frutto di quell'orizzonte
di senso in cui siamo tutti gettati.
Secondo
Marx o Adorno tale processo di astrazione è l'espressione congruente
della modernità e del capitalismo quale sistema del mondo moderno.
Per Heidegger (ma già prima con Nietzsche) esso risale, invece, ai
greci in quanto essi leggono per primi il mondo come realtà, cioè
come un tessuto di entità ideali con Platone, o sostanziali con
Aristotele. In entrambi i casi l'illuminismo è visto come quella
rappresentazione del mondo che procede sulla via dell'astrazione,
strada che sfocia necessariamente nel volontarismo nichilistico per
cui, infine, appare chiaro che l'essere è ciò che la volontà
generale vuole, è ciò che tale entità fantasmatica, ma realissima,
espressa in modo adeguato nella costituzione americana con la formula
“we the people”, vede, sancisce, desidera. Così, però, non ci
si può più nascondere che vi è un nesso essenziale tra nichilismo,
per cui l'essere non è nulla in sé, bensì è solo ciò che voglio,
democrazia, o che vero e giusto è quel che tutti vogliono, ed
economia, o che tutti vogliono quel valore che consente di possedere
merci, per cui tutti pretendono denaro.
In
questo senso si è dimostrata errata la concezione di Marx secondo
cui i rapporti sociali e politici si dovevano modellare sul livello
di sviluppo raggiunto dalle capacità produttive, così che quella
del capitalismo sarebbe stata solo una fase transitoria superata dal
socialismo quale mondo in cui si sarebbero finalmente insediati
valori economici sostanziali in luogo di quelli di scambio: Marx,
dunque, come i classici, riteneva che l'economico fosse il motore
naturale in grado di guidare lo sviluppo
storico e, dunque, di superare la reificazione del mondo moderno in
cui tutto l'essere viene ridotto a valore di scambio attraverso il
sistema del capitalismo.
Questa
impasse del materialismo storico di Marx per cui la sua idea di una
supremazia dell'economico si è dimostrata errata verrà superata
solo con la scoperta di Adorno di un primato dei rapporti sociali su
quelli economici: egli, guidato dal dato di fatto che sono le orme
di relazione sociale astratte su cui si basa il capitalismo a
decidere la direzione dello sviluppo economico, pose appunto il
primato della società che, in tal modo si qualificava come “pura”,
cioè strutturata senza più alcuna fondazione economica o naturale,
per cui in essa la relazione essenziale è quella orizzontale della
forma-scambio, del pari per pari, così che tutti i modi di essere e
d agire naturali, economici, sono riducibili a tale forma-scambio
giunta ormai al suo grado di purezza assoluta. Ma se la società non
poggia più su alcuna base economica o naturale ma solo su se stessa,
allora poggia sul niente ed è quindi inevitabile l'avvento del
nichilismo o della condizione per cui dell'essere non ne è più
nulla.
In
tutto ciò, però, si annida il mistero di quale possa essere questa
unità di misura astratta e nichilistica, cioè priva di alcuna
fondazione naturale, a cui gli uomini possano riferire il loro agire come
effettivamente fanno, una misura assoluta ma priva di sostanzialità
con cui essi possono rapportare le loro esistenze, che per natura
sarebbero del tutto incommensurabili, e scambiarle tra loro
come se avessero pari valore!
La
soluzione di tale mistero la offre Heidegger quando, pubblicando nel
1927 il suo importante libro “Essere
e tempo”, scopre che la costituzione inconsistente
dell'esistenza, cioè priva di ogni sostanzialità, è la temporalità
(la Zeitlichkeit )
la quale viene convertita in un'altra temporalità, quella astratta
del mondo comune, vale a dire in una “temporalità socializzata”
che Heidegger chiama “temporalità dell'essere” (la Temporalität
) con cui, appunto, diventa possibile costruire un essere,
un mondo comune che, proprio perché basato sull'astrazione della
temporalità naturale dell'esistenza, è un mondo costituito
unicamente da enti, da fatti, da merci: appunto, un mondo reificato.
In tal modo ognuno può con-correre alla formazione del tempo-comune
convertendo la propria temporalità esistenziale in unità di
tempo-ora, in un “i-stante”, in un “che-è-ora”, in un “essente”,
in un “ente”: con Heidegger l'ente non è, dunque, altro che un
grumo di tempo della nostra esistenza che noi abbiamo rappreso sotto
specie di tempo-ora che costituisce la fonte nascosta
della forma-cosa. Questa è l'originaria operazione che dà luogo
alla costruzione di un essere assieme, di un mondo comune reificato.
Tale tempo-ora è il segreto del valore di scambio universale
che rende possibile tanto il capitalismo, quanto la democrazia
moderna, e che permette l'insediarsi del nichilismo; questa è la
segreta fonte del valore di cui si andava in cerca. Il tempo-ora
è quell'unità fantasmagorica asostanziale che costituisce il
fondamento infondato della Modernità o, addirittura, dell'Occidente
intero sin dalle sue lontane origini in Grecia.
III
– Quale senso potrebbe ancora avere il futuro in questa prospettiva
del nichilismo?
Naturalmente ora sorge spontanea la domanda che chiede: quale senso potrebbe avere oggi il futuro in questa prospettiva appena descritta del nichilismo? Quali forme di agire morale, se non anche politiche ed economiche, sono possibili oggi?
Se
Adorno pensa che dinanzi a questo stato di cose non resti altro che
una muta ostinazione che tenta di sottrarsi a qualsiasi
coinvolgimento in quella che egli chiama l'Amministrazione totale (la
posizione che Marcuse chiamava del “gran rifiuto”), quella
sarebbe più stato possibile fare poesia, Heidegger predica una
posizione ancora più radicale: quella dell'Abbandono. Infatti, dal momento
che la pretesa essenziale dell'illuminismo consiste nell'attribuire
al libero agire umano la capacità di togliere il male che infligge a
se stesso, e dal momento che tale libertà di agire non incontra
ormai più alcun ostacolo per cui tale agire può dispiegarsi
infinitamente, ma poiché, nonostante ciò, non solo l'uomo continua
ad infliggersi lo stesso male, bensì, giunge a perpetrare il male
assoluto del togliere senso alla vita come tale, riducendo ogni sua
espressione a puro mezzo per accrescere l'efficacia del “Volere che
vuole se stesso” (la Volontà di potenza di Nietzsche), dinanzi a
tutto ciò Heidegger giunge a sostenere che non vi sia altra via di
salvezza oltre quella dell'Abbandono del Progetto stesso
dell'illuminismo, cioè della rinuncia all'idea stessa di Volontà
libera per abbandonarsi al vero Essere, quello assente che si pone al
di là dell'ente e, dunque, anche dell'Ente supremo, di Dio stesso.
Vero Essere è, dunque, quello assente in quanto non è niente, non è
nessun ente, ma è solamente puro Evento. Ebbene, l'Evento che oggi
giunge a maturazione è quello dell'Abbandono dell'uomo a se stesso,
al proprio libero progetto illuministico che realizzandosi è,
infine, giunto a smarrire il proprio orizzonte di senso. L'Abbandono
ha, così, un doppio significato: quello per cui l'uomo è stato
abbandonato al nichilismo e quello per cui si è abbandonato
ad esso con la scoperta che nessun ente è l'Essere e che, dunque,
ni-ente può garantirlo dal nulla tranne quell'Essere che non è
nessun ente, a di cui egli non sa nulla, così che non può cogliere
la Differenza più essenziale, quella tra l'Essere e l'ente. Solo a
partire dalla scoperta di tale Differenza originaria potrebbe
riaprirsi la prospettiva di un Progetto alternativo a quello dell'illuminismo,
di una nuova destinazione dell'essere: nel frattempo non resta che
abbandonarsi alla custodia di tale possibilità nell'attesa che tutto
si compia.
Oreste purificato da Apollo - Pittore delle Eumenidi - Cratere a figure rosse - 370 - Louvre
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