domenica 2 marzo 2014

La catastrofe è vicina quando, come scriveva Keynes nel 1919, «Le previsioni più terribili non ci commuovono».

«Saranno gli eventi a determinare l'immediato futuro, e il destino dell'Europa non è più nelle mani di questo o quell'uomo. Gli sviluppi dell'anno venturo non saranno foggiati dagli atti atti deliberati degli statisti, ma dalle correnti nascoste che incessantemente fluiscono sotto la superficie della storia politica, e il cui sbocco nessuno può prevedere.» Che fare? «Mettere in moto quelle forze dell'educazione e dell'immaginazione che cambiano l'opinione. Affermare la verità, svelare le illusioni, dissipare l'odio, allargare ed educare il cuore e la mente degli uomini.»
 
Una pace acuminata
 
Con queste parole scritte nell'autunno del 1919 Keynes conclude la sua analisi critica delle conseguenze disastrose per il futuro europeo di una pace vendicativa imposta alla Germania dagli Alleati vittoriosi. Il destino europeo sembra essere ormai nelle mani di quelle che Keynes definisce le “correnti nascoste” o (con termini stranamente hegeliani per un liberale britannico) la “Volontà Immanentedella storia, piuttosto che in un'attività politica cosciente, anche se contro quelle “correnti” non può fare a meno di chiamare in campo - in modo tanto vagamente patetico, quanto contraddittorio - le “forze dell'educazione”, cioè le virtù illuministiche del gentleman.

 
In ultimo a Keynes non resta che ricordare il magnifico verso di Shelley: «they know not what they do.»
È una vera fortuna che ai giorni nostri il periodo buio di cui ci parla questo grande osservatore sia acqua passata e che il verso di Shelley non ci riguardi più.
Un'immagine dell'Europa?
 
[J. M. Keynes Le conseguenze economiche della pace, trad. it. di F. Salvatorelli, Adelphi, Milano 2007, pp. 232-233; il riferimento alla “Volontà Immanente” è a p. 189].

 
 

 
 
 



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