domenica 19 giugno 2011

LA REAZIONE DELL'OCCIDENTE CRISTIANO ALL’INVASIONE TURCA NEI SECOLI XI-XVI

[Seguito del post:
IL FOLKLORE BALCANICO, LA CHIESA ORTODOSSA E LA CONCEZIONE DEL VAMPIRO NERO]


Turco a cavallo Anonimo - "Giornale illustrato dei viaggi  dell'800"


Massima espansione dell'impero ottomano - 1580


Una trentina d’anni dopo la caduta di Costantinopoli (1453), e malgrado la sconfitta di Belgrado (1456), le mire di espansione turche in Europa Occidentale si erano fatte più consistenti. Il 28 luglio 1480 circa 18.000 Turchi inviati da Maometto II, capeggiati da Agomat Pascià, sbarcarono nell’area costiera denominata Baia dei Turchi per invadere Otranto. Fino all’11 agosto la difesa militare della città costò la vita a 12.000 otrantini, mentre 5.000 vennero fatti schiavi. Quando i Turchi entrarono definitivamente nella città, iniziò il massacro della popolazione.
Per questo a Otranto, tra il 13 e il 15 di agosto, ogni anno, si svolgono i festeggiamenti in onore dei Beati Martiri Idruntini, patroni insieme a San Francesco della cittadina del Salento.
Si tratta, appunto, della commemorazione dell'eccidio compiuto per mano dei turchi nel 1480 ai danni di 800 otrantini che vennero decapitati sul colle della Minerva.


La Madonnina commemorativa degli 800 martiri di Otranto 


L'espansione turca verso Occidente segnò un arresto il 7 ottobre 1571 a Lepanto dove la flotta della Lega Santa (promossa da papa Pio V) sconfisse la flotta dell’Impero ottomano.
Anche se per registrare la definitiva sconfitta turca occorre attendere la battaglia di Vienna che ebbe luogo l'11 e il 12 settembre 1683 e pose fine a due mesi di assedio posto dall'esercito turco, appunto, alla città di Vienna.


"La battaglia di Lepanto" di Paolo Veronese

Dopo la vittoria di Lepanto il papa fece aggiungere alle Litanie della Santissima Vergine l’invocazione: “Ausilio dei Cristiani” (auxilium Cristianorum) e ordinò l’istituzione di una festa, che prese il nome di “festa della Madonna delle Vittorie“.

Madonna del Rosario o delle Vittorie - Immagine votiva


L'invasione turca rappresentò, dunque, un trauma di notevole entità per la comunità cristiana europea. Ma mentre con la battaglia di Lepanto l'avanzata si arrestò verso Occidente, la penisola balcanica rimase un saldo possesso degli ottomani.

Come si è visto in un precedente post, il 28 Giugno 1389 con la battaglia di Kosovo Polje l'esercito cristiano serbo viene travolto e sbaragliato e gli ottomani instaurano un dominio durato ben 500 anni.

Il memoriale, eretto a Gazimestan nel 1953 in onore dei cavalieri serbi caduti martiri nella battaglia del Kosovo - 1389

 Questa sconfitta resterà nella leggenda e sarà una delle cause di futuri conflitti nell'area balcanica; ma, per quel che ci riguarda, sarà una delle fonti della credenza nel vampirismo nero dei turchi giunti dall'inferno allo scopo di ridurre i popoli slavi a schiavi non-morti.
In tal senso resta esemplare il caso dei giannizzeri.
I giannizzeri erano truppe scelte del sultano costituite da cristiani rapiti ancora bambini dai turchi e convertiti all'Islam.
Il "reclutamento" avveniva in tutte le comunità cristiane balcaniche rurali, ma la maggior parte dei coscritti era albanese. Questi villaggi dovevano cedere ai turchi i figli più robusti in età tra 6 e 9 anni per farli diventare giannizzeri. Questa pratica era considerata un vero e proprio flagello e molti cristiani fuggivano sulle montagne con i loro bambini per sottrarvisi. 

Giannizzeri - Stampa turca del XIX sec.


La sconfitta nella battaglia del Kosovo ha avuto un tale impatto da restare ancora oggi impressa nella mente dei serbi.
Ciò è vero al punto che, quando il 12 ottobre 2010 la partita di calcio Italia-Serbia viene sospesa a causa dei disordini provocati dalla tifoseria serba, la polizia può identificare il suo capo, Ivan Bogdanov, appartenente al partito nazionalista serbo, perché era a tutti noto che costui portava tatuata sul braccio la data del "1389", cioè quella della battaglia del Kosovo.

Ivan Bogdanov - GENOVA 12 OTTOBRE 2010 - Partita ITALIA-SERBIA

 
[Per il complesso dell'informazione sull'argomento qui trattato cfr. MARIO BARZAGHI, Il mito del vampiro - Da demone della morte nera a spettro della modernità, Rubbettino, 2010]

2 commenti:

  1. Post molto interessante, in particolare perché mi fa venire in mente altri due elementi legati all'origine della mitologia "vampiresca"
    che - come ricordi tu - sicuramente si ricollega anche ai reclutamenti forzati di serbi fra le file dei giannizzeri e
    alla battaglia del Campo dei Merli. Ma non solo... A tal proposito, infatti, altro esempio di contatto forzoso col Turco è quello, famoso, di
    Vlad III di Valacchia, il quale, insieme al fratello Radu, passò parecchi anni alla corte del Gran Turco
    in qualità di ostaggio. I due bambini, infatti, essendo figli di un vojvoda rappresentavano un "pegno di fedeltà obbligatorio"
    del principe loro padre verso il dominatore ottomano. Bene, pare che Vlad imparò le tecniche di impalamento proprio
    dai suoi "tutori" ottomani, gli stessi che poi divennero suoi nemici.

    Il secondo elemento (collegato al primo) è la questione dei Valacchi della Bosnia Erzegovina.
    I Valacchi balcanici (e quindi genti di ceppo non slavo, ma romano) erano tribù di pastori nomadi delle Alpi Dinariche
    (dove tutt'ora rimangono gli ultimi discendenti, nella regione detta Romanija, parte a oggi della Bosnia) particolarmente versate nella guerra, e che successivamente
    furono usate da Turchi e Austriaci lungo le krajne, cioè i confini militarizzati fra oriente e occidente.
    Ebbene, molto più tardi rispetto al periodo nel quale visse Vlad (nel Settecento) abbiamo anche il resoconto del
    Davanzati riguardo alle credenze nei vampiri presso i gruppi di Morlacchi, ovvero "i Valacchi Neri", cioè del Nord,
    che si erano rifugiati sulla costa per scampare ai massacri da parte
    di Slavi e Avari e che furono completamente slavizzate fra il '300 e il '400, cioè quando i Turchi irruppero nei Balcani
    e gli slavi stessi si rifugiarono sulle montagne nelle quali vivevano i Valacchi.

    Quindi, mi chiedo: potrebbe darsi che gli slavi avessero invece assorbito la forma del mito vampirico dai valacchi?

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  2. Ti ringrazio per il gentile commento e le interessanti osservazioni (ma, "Cicero pro domo sua", se sei davvero interessata alla problematica ti consiglio di leggere il mio libro " Il mito del vampiro - Da demone della morte nera a spettro della modernità", Rubbettino, 2010, dove credo troveresti le risposte alle tue domande).
    M. B.

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