Ilaria Barzaghi, Interno estate 1993, acquarello
Interni di Mario Barzaghi (Edizioni youcanprint, 2012) è un’opera consistente di tre racconti intitolati Figure di carta, Vita di Isidoro e Memoria di viaggio. Si tratta di tre storie che si muovono al di là della realtà e delle sue consuete dimensioni dello spazio e del tempo: esse infatti rappresentano tre punti di fuga dal mondo quotidiano, tre piccole porte attraverso le quali si discende nella propria interiorità per esplorare possibilità alternative dell’amore, dell’arte, dell’avventura e ci si incammina in cerca del sogno ponendosi sulla via del ritorno ad un’origine il cui profumo è svanito per sempre.
Nel primo racconto, Figure di carta, il protagonista immagina che al nostro mondo tridimensionale, il cui aspetto più appariscente è di essere una «immane raccolta di fatti» che si dispongono già ordinati in modo che sia possibile dare all’esperienza un unico senso, senso che si costituisce perentoriamente quale realtà, se ne possa contrapporre un altro strutturato su due dimensioni.
Su cosa si basa la pretesa superiorità del nostro mondo tridimensionale ordinato in fatti? Sulla costruzione di una teoria del maggior valore del proprio essere poggiante su di un giudizio economico: un mondo è superiore ad un altro se produce più ricchezza. La ricchezza è la terza dimensione costituente il valore aggiunto al suo essere: tale valore è, quindi, il surplus economico.
Così dell’epoca bidimensionale si dice che, «nel complesso non vi fu sulla terra periodo più penoso per la possibilità di vita: si pativano tutte le conseguenze immaginabili di una assoluta dipendenza dalla natura che si mostrava con malattie, pestilenze, freddo e fame. Infatti, ad ogni rigido inverno, ad ogni estate troppo secca, ad ogni raccolto mancato, bambini, donne, vecchi venivano decimati dalla mancanza di scorte alimentari».
Mentre col sopraggiungere degli stranieri conquistatori che introdussero una terza dimensione vennero operati «cambiamenti grandiosi in questo senso. La terra dava più frutti, tanto che si riuscirono a superare i periodi di carestia per via di accumuli di scorte. Il lavoro venne rigorosamente diviso e se ne avvantaggiò in modo notevole la quantità e la qualità dei prodotti. La durata media della vita umana aumentò. Dato che i nuovi non erano malvagi a poco a poco le popolazioni si amalgamarono » (FdC, p.11). Tutte tranne una che rimase, invece, ostinatamente legata ad un’esistenza a due dimensioni. Questo racconto narra la storia di questo popolo attraverso gli occhi dei suoi tre personaggi principali, Dario, Marco e Dora.
San Cataldo, Palermo
Isidoro è stimolato dai suoi maestri, gli architetti Consono e Numitore, ad interrogarsi sul valore dello spazio nell’arte costruttiva: infatti, dinanzi al Palazzo ormai abbandonato della Capitale, Consono, secondo il proprio ideale classico, sostiene che ogni opera di architettura deve esprimere «bellezza e bontà», cioè servire a qualcosa. «Certo ora non più, ma solo perché l'utile era stato sbiadito dal tempo. Qui qualcosa sfuggiva: questo qualcosa era solo più forte delle forme, oppure c'era anche dell'altro? In particolare: era possibile che la distruzione delle forme consistesse solo nel fatto che col tempo dovessero semplicemente diventare inutili? Da ultimo, e con più chiarezza: dove sono andate a finire dopo che se le è prese il tempo? » (Ib, p. 32). Nel tentativo di rispondere a tale domande Isidoro consumerà la propria esistenza: solo in sogno, o in punto di morte, otterrà la visione della forma architettonica alla cui elaborazione ha dedicato tutto il proprio impegno artistico.
Dodo, di D. Murphy
Il terzo racconto - Memoria di viaggio - è un’allegoria del mondo moderno nel suo vertiginoso rincorrersi di crisi e sviluppo. Donde proviene la scissione originaria della modernità per cui, nel mentre sembra accrescersi indefinitamente quale sistema dell’opulenza, una forza ineludibile la spinge a rotta di collo verso una destinazione la cui meta è l’abisso? La causa di tutto ciò è un’infezione maligna che proviene da Marte o semplicemente l’effetto dello svolgersi coerente dei principi in base a cui la civiltà moderna è sorta?
Astragalo, Decorazione architettonica
Il cuore della dimensione allegorica del racconto è il suo protagonista, il personaggio di Astragalo: è ammalato e nel mentre che gode ottima salute. I comuni medici non sanno cosa dire, per cui deve intervenire lo stesso fondatore della medicina, Ippocrate, a conferirgli la capacità di esaminare se stesso nel senso più profondo per scoprire l’origine di una propensione morbosa risultata incomprensibile agli occhi del positivismo clinico. Ed in effetti si dice che quando Astragalo «esaminò con circospezione la propria radiografia non riusciva a scorgervi la macchia di cui da tempo gli parlavano i medici. L'insieme lo faceva piuttosto pensare a qualcosa che disegnava nella sua infanzia», cioè a qualcosa che risale alle sue più lontane origini. Di qui il viaggio mitico-fantastico che si risolve di intraprendere sul filo di una memoria che si rivelerà, infine, nascosta a lui stesso proprio nel momento in cui giungerà sul punto di portare finalmente alla luce il suo segreto avendo percorso tutte le stazioni del proprio mondo arcaico sotterraneo.
Nessun commento:
Posta un commento