Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, basata su una novella di Leskov e composta da Šostakovic tra il 1930 e il ’32, venne rappresentata a Leningrado e a Mosca nel 1934. Il suo allestimento scatenò le accese critiche da parte dei portavoce ufficiali del governo, che considerarono il linguaggio di Šostakovic poco comunicativo e troppo sofisticato dal punto di vista della ricerca strutturale. Inoltre, venne severamente condannata la modernità della scrittura e l’audacia di alcune situazioni, in particolare della scena d’amore tra Caterina e Sergej nel primo atto. L’accusa parte dal famoso articolo di Zdanov “Caos anziché musica”, pubblicato sulla “Pravda” il 28 gennaio 1936. Nonostante la sua attiva partecipazione alle organizzazioni statali (anche ai vertici delle gerarchie ufficiali e burocratiche), Šostakovic viene duramente redarguito per essersi allontanato dalle istanze del ‘socialismo reale’. Egli, come altri grandi intellettuali quali Bulgakov o Grossman, deve, dunque, scontrarsi con l’ideologia staliniana. Dopo Il naso (1930), nel quale aveva affrontato l’universo popolare e grottesco di Gogol’, Šostakovic si misura qui con una tematica carica di tensioni, non priva di aspetti grevi carichi di un erotismo esplicito di cui la critica spesso non colse il fine di denuncia come se la poesia non si servisse proprio di queste situazioni rivestendole di un linguaggio consono per rappresentare il male e la degradazione umana. Per cui ad esempio Stravinsky accusò l’opera di provincialismo ed una rivista americana specializzata la definì “pornophony”! Sappiamo da un passo delle Memorie del compositore che Šostakovic si era avvicinato al soggetto per amore di Leskov ma anche grazie alla carica suggestiva delle illustrazioni erotiche di Kustodiev e al film, definito «vigoroso e avvincente», di Ceslav Savinski.
Dmitrij Šostakovic
L’opera si incentra sul personaggio femminile di Caterina, protagonista indiscussa. Šostakovic si era già avvicinato al genere grottesco, del quale coglieva in particolare il lato ambivalente, dissacratorio e trasgressivo. Comportamenti, persone, situazioni si deformano, si mescolano, si rendono metamorfici grazie all’ottica sarcastica che, nel caso di Lady Macbeth , svela il lato tragico dell’esistenza sotto la patina dei pregiudizi morali e dei codici comportamentali sanciti. Šostakovic era infatti attratto dall’estetica di Goya e provava un forte interesse per i processi psicologici e mentali come venivano fantasticamente reinventati da Hoffmann e da Poe. Insomma, la realtà, per lui, non è mai una, ma svela sempre le sue molteplici facce: e Caterina, a differenza del personaggio originale di Leskov, viene letta da Prejs e da Šostakovic come simbolo dolente di una scelta distruttiva e autodistruttiva, cui la crudeltà dei costumi patriarcali l’hanno costretta. La donna, specie nel periodo pre-rivoluzionario, non ha possibilità di vivere le proprie passioni se non optando per la follia e la degradazione. Caterina, quindi, rappresenta le contraddizioni di un personaggo lacerato e tragico: figura sfaccettata e polivalente, dà carattere a tutta l’opera assumendo su di sé l’unico vero e proprio ruolo lirico, appassionato ed espressivo in senso tradizionale. Osserva infatti il compositore a proposito della sua opera (facendo attenzione, però, al fatto che nell'interpretare le opere di Šostakovic, bisogna accettare con prudenza le dichiarazioni dell'autore, attento a velare verità imbarazzanti per l’ideologia totalitaria staliniana):
«L'opera è per me tragica. Direi che la si potrebbe definire un'opera tragico-satirica. Anche se Katerina L'vovna è un'omicida - assassina infatti il marito e il suocero - ho per lei simpatia. Mi sono preoccupato di dare a tutti gli avvenimenti che la circondano un oscuro carattere satirico. Il termine "satirico" non è certo da intendersi nel suo significato di "ridicolo, canzonatorio". Al contrario: con la Lady Macbeth mi sono preoccupato di creare un'opera che sia una satira larvata e, gettando la maschera, obblighi a odiare lo spaventoso arbitrio e i soprusi della classe dei commercianti».
Stalin timoniere
Gli altri personaggi sono quasi sempre connotati da stilizzazioni volgari, da musica di consumo o da intonazioni grottesche e forzate. È significativo che proprio questi aspetti stranianti, che creavano un’increspatura psicologica tra l’autenticità della solitudine di Caterina e il torbido malessere degli altri personaggi, abbiano urtato il sistema ideologico sovietico dell’epoca. Le accuse rivolte alla vecchia famiglia di stampo maschilista infastidivano l’ottimismo ipocrita ed edificante del regime. Questo è forse il motivo dell’abbandono, da parte di Šostakovic, dei lavori teatrali che, a eccezione della commedia musicale composta molto più tardi, Mosca, quartiere Cerëmuski (1959), rimasero tutti allo stadio di abbozzo. Nella versione riveduta, che andò in scena nel 1963 a Mosca, con il nuovo titolo Katerina Izmajlova , l’opera, ripresa grazie all’atmosfera di ‘disgelo’ di quegli anni, è comunque ‘ripulita’ dagli aspetti più truculenti e dalle scene più erotiche; viene inoltre enfatizzato l’aspetto della denuncia sociale. Riproposta in Europa e negli Stati Uniti, ispirerà un film (dal titolo Katerina Izmajlova, 1967) diffuso in tutto il mondo.
Ma per ritrovare l’autentica Lady Macbeth di Mcensk occorrerà attendere la fine degli anni Settanta con la versione diretta da Mstislav Rostropovic che annovera Galina Visnevskaja quale insuperabile interprete di Katerina. Infatti, afferma Rostropovic, che Sostakovic ha dovuto imparare a sue spese a vivere "in clandestinità". Di conseguenza, Rostropovic accantona le dichiarazioni ufficiali del suo autore preferito e - d'accordo con la maggior parte dei Teatri in Occidente - riporta finalmente alla luce l'originaria Lady Macbeth di Mcensk, più aspra, certo, ma più autentica.
Copertina dell'opera diretta da Mstislav Rostropovic